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Stazione 9

Il Risorto al lago di Tiberiade

 

P Ti adoriamo, Gesù risorto, e ti benediciamo.
T Perché con la tua Pasqua hai dato vita al mondo.

L Dal vangelo secondo Giovanni (Gv 21,1-9.13)
(...) Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro. ‘Figlioli, non avete nulla da mangiare?’. Gli risposero No". Allora disse loro:
‘Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete’. La gettarono e non poterono più tirarla su, per la gran quantirà di pesci (...).

G Il Risorto visita sempre l’uomo nel quotidiano, in particolare nell’ora della prova. Lo trova spossato e sfiduciato perché sperimenta il vuoto del cuore. Egli vede il suo futuro sbarrato: tutti i suoi sforzi, tutte le tensioni, tutto il suo impegno a vincere frustrazioni e vuoto non sono serviti a niente. Ma bastano la presenza e la Parola di Gesù per cambiare tutto. Il Risorto lo incoraggia a rilanciare le reti. L’uomo da solo non può fare nulla, ma con il Signore avviene il prodigio: rilancia la rete. La speranza rinasce e, con essa, il coraggio di osare passando dallo scoramento all’ardimento. Dagli abissi, l’uomo provato risale verso le vette.

Fratello, sorella nella prova, intona il canto della speranza:

la tua rete, rilanciata nel nome del Signore, è piena del suo amore manifestatosi in quella tomba dissuggellata dall’interno, per restare sempre con te.

Un sofferente a vita, deforme nel corpo, deforme nello spirito, un offerente sorridente, dopo nottate abitualmente in bianco e cariche di dolori, ad ogni alba, pregava così:

Che bello, Signore, io esisto ancora per lodarti, alleluia, alleluia. Ricominciamo. Insieme, ce la faremo.

T È Risorto. Esulta il cuore. È Risorto! Più non muore, santa Vergine, il tuo Figlio.

P Signore Risorto, siamo vicino a te con le mani stese. Scruti l’ombra dei nostri pensieri conosci il nostro pesante fardello conosci il nostro pianto e la nostra paura. Su queste mani distese fa’ scendere la tua Parola: "getta la rete". E noi, mentre sulle nostre spalle gravano le tribolazioni riaccenderemo la luce della speranza. La cosa più difficile non è tanto credere che ci sei, ma sperare in quella rete piena. Credere che alla fine della notte non ci sia la notte, ma l’aurora. Che alla fine dell’attesa non ci sia più l’attesa, ma l’incontro. L’incontro con te, che ci aspetti, da sempre, sulle rive dei nostri travagli.

Tu che vivi e regni nei secoli eterni. T Amen.

Canto